IMMERSIONE NELLA REALTA'

Immersione nella realtà
Quando la tecnologia aiuta a riflettere

Chi di noi non ha mai sognato di poter essere una mosca, svolazzare, non vista, a mezz’aria, guardando il mondo tutto intorno a sé con i grandi occhi pieni di ommatidi, capaci di una visione a quasi 360°? Questa è l’esperienza capitata a due classi della scuola Spinelli, la 3A e la 2C, partecipanti al progetto di cinema “Il futuro che non vorrei”, in collaborazione con l’Istituto Stensen di Firenze. Mercoledì 19 febbraio infatti, grazie a Marco Innocenti, responsabile della realtà aumentata dello Stensen, i nostri alunni hanno potuto assistere ad una visione immersiva a 360° di parte del bellissimo documentario ambientale di Nicholas de Pencier.
La selezione proposta raccontava in un trittico incalzante, vari disastri ambientali attualmente presenti nel pianeta. Il primo episodio rappresentava la più grande discarica a cielo aperto dell’Africa in Kenia, dove tonnellate di rifiuti provenienti dall’Europa vengono smaltiti a mani e piedi nudi dal milione di persone che vivono nei pressi, distese a perdita d’occhio di plastica e rottami di ogni genere, adagiati su una terra nera e melmosa di liquami marcescenti. Niente se non il cielo là in alto aveva qualcosa di familiare o naturale.
Potevamo sentire lo scricchiolare delle ciabatte di gomma tra la spazzatura, il ronzio delle mosche e la fatica dei cingolati, che incedevano carichi e dondolanti sul terreno scivoloso e accidentato. Improvvisamente in auditorium si è fatto un silenzio assoluto, la gaiezza delle chiacchiere giovanili ha lasciato il posto a uno stupore dolente. Poi la dissolvenza al nero si è trasformata in una nuvola bianca, non di vapore però ma di polvere di marmo. Siamo stati trasportati all’interno delle cave di Carrara, dove enormi trivelle e motoseghe gigantesche offendevano rumorosamente il fianco stanco della montagna, fino a quando ciclopici massi di purissimo marmo bianco rovinavano a un millimetro dal nostro naso, in un fragore di resa disperata. Antiche come le montagne diceva Gandhi per indicare verità immutabili e granitiche, beh l’uomo moderno è riuscito a mangiarsi anche quelle, con sempre maggiore famelicità, da quando i vecchi sistemi artigianali sono stati soppiantati dalle nuove macchine scavatrici e da trivelle inarrestabili. Il denaro è il motore di questo scempio così come di quello degli elefanti. Ne muoiono 30.000 l’anno per il commercio dell’avorio. Ecco che col terzo episodio veniamo trasportati in Kenia, nella savana dove gli ultimi esemplari dei nobili pachidermi si aggirano maestosi in rari gruppi a difesa dei piccoli. Il governo keniota ha innalzato pire di zanne per protesta contro i cacciatori di frodo e il turpe commercio di questo materiale pregiato. Migliaia di zanne e manufatti raffinatissimi andati in fumo davanti, dietro, sotto i nostri occhi. Potevamo sentire l’odore acre e il calore furente delle fiamme tutto intorno a noi. Quando ci siamo tolti i visori, qualcosa in tutti era cambiato. Ormai siamo abituati, noi figli della società delle immagini, ad assistere senza emozioni ai racconti più raccapriccianti e violenti, niente ci tocca davvero, perché la realtà è stata appiattita dagli schermi grandi e piccoli di cui usufruiamo
tutto il giorno, tutti i giorni. Questa esperienza sensoriale ci ha in parte restituito la dimensione della profondità, il suo senso tragico, lasciando in tutti una commozione autentica che invita a riflettere.

Prof.ssa Beatrice Raveggi

realtà aumentata
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