Gian Luigi Tosto: il grande teatro a scuola
Il teatro è senza dubbio una forma potente di espressione culturale e quello di G.L. Tosto si distingue per la capacità di trasformare i grandi classici della letteratura in esperienze vivide e coinvolgenti anche per i ragazzi, senza rinunciare alla complessità e profondità dei contenuti. Anche quest’anno Tosto, che collabora ormai da tempo con la nostra scuola, ha saputo portare in scena opere come Odissea e Inferno, affascinando i nostri giovani studenti con la sua visione artistica e la sua maestria registica. L’Odissea, tolta dallo scaffale polveroso dei classici, diventa un’esperienza sonora particolarissima, grazie all’utilizzo di strumenti antichi, capaci di riprodurre il fragore delle onde, il canto delle sirene o la magica atmosfera di Circe. I magnifici versi del mito antico, trovano così il loro accompagnamento ideale, creando uno spettacolo capace di vincere ogni resistenza razionale, e arrivare dritto alle nostre emozioni più profonde. Col secondo capolavoro messo in scena, Inferno Dante e gli altri, l’attore ci immerge nell’universo dantesco, portando sul palco i terribili e suggestivi gironi dell'Inferno con una potenza gestuale e sonora che rapisce lo spettatore. Una voce echeggiante e stentorea ci immette subito nell’atmosfera della cantica, con la proclamazione dell’iscrizione incisa sulla porta, lapidaria e tremenda nel suo monito, scandita da colpi sordi come folate di fuoco. Poi solo il buio ci avvolge, invaso dal frastuono assordante dei lamenti, delle grida, delle percosse e delle bestemmie, sopra tutto la voce di Dante che a fatica, abituati gli occhi alla tenebra, chiede al suo duca, chi siano quelle anime tormentate. I ragazzi sono rimasti particolarmente colpiti dalla capacità di Tosto di restituire da solo e con l’unico supporto di effetti sonori e degli strumenti, la forza espressiva contenuta nelle opere: uno ad esempio scrive di aver toccato con mano la rabbia di Ugolino, nei gesti, nel tremore delle labbra, nel rossore del viso dell’attore, altri sono rimasti conquistati dall’ambientazione sonora, un altro scrive di essersi sentito sballottato tra una miriade di emozioni contrastanti, che passavano dalla tristezza al raccapriccio, mentre un altro studente ancora, dice di avere provato un certo brivido di paura per il realismo con cui Caronte arriva imprecando, dal buio. Nei nostri alunni è avvenuto quello che auspicava Coleridge, una momentanea “sospensione dell’incredulità”, potenza del grande teatro e della grande poesia, perché “un buon verso, dice Borges, non si lascia leggere a bassa voce o in silenzio. Se ci riusciamo, non è un verso efficace: il verso esige di essere declamato. Il verso non dimentica di essere stato un canto”, e Gian Luigi Tosto ha saputo comunicare ai nostri ragazzi la bellezza e la potenza di questo canto.
Prof.ssa Beatrice Raveggi